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Essere donna è avere la magia della Luna dentro e portare la forza del Sole fuori

Non amo le ricorrenze né le feste “commerciali”, ma per una volta voglio spendere due parole sull’universo femminile, visto che ne faccio parte e che ho lavorato molto con il mio essere donna.

Oggi voglio festeggiare a modo mio la Festa della Donna e fare una piccola riflessione insieme a tutte coloro che pensano che appartenere al genere femminile sia qualcosa di molto simile a una disgrazia.


Femminino sacro

Fin da quando eravamo bambine e andavamo a scuola ci è stata raccontata una storia sbagliata. Ci è stato detto che nelle società primitive la donna era subordinata all’uomo, il quale cacciava per la sopravvivenza della comunità e per questo gli si doveva rispetto. Ci è stata insegnata una visione patriarcale della storia dell’umanità, ma studi archeologici hanno dimostrato tutto il contrario. La storia degli esseri umani inizia con la femmina. La sua sacralità era pienamente riconosciuta dall’uomo primitivo, la rispettava e ne venerava i cicli. L’analogia tra la donna e la Madre Terra (notare: madre, non padre) era evidente, tanto da renderla la chiave di volta di tutta la società preistorica. Dal ventre della donna nasceva la vita, così come la terra produceva frutti succulenti di cui potersi sfamare. La donna sanguinava una volta al mese senza morire, e questo era considerato un elemento di grande rispetto. Si notò subito che il ciclo della donna era collegato a quello lunare, come testimoniano ritrovamenti di calendari mestruali in vari siti archeologici. La donna era un canale tra la terra e il cielo, era come un pezzo di luna sceso sulla terra per portare vita, saggezza e rinnovamento. Tutto era incentrato su di lei, persino i riti funebri, poiché i defunti erano seppelliti in caverne dipinte di rosso, a ricordare l’utero dal quale ognuno di noi proviene e il sangue mestruale della vita, ed erano sistemati in posizione fetale per propiziarne la rinascita. Gli studi dimostrano che fu la donna a inventare l’agricoltura, a costruire utensili di fondamentale importanza per la comunità, così come i ritmi femminili scandivano il calendario primitivo. L’uomo cacciava, è vero, ma il sostentamento più grande alla tribù lo procurava la donna con la sua conoscenza della terra.

A differenza di quanto ci è stato insegnato sui libri di testo scolastici, la donna mestruata non veniva allontanata dalla tribù perché impura e indegna di comparire al cospetto dell’uomo. Proprio per il suo essere preziosa e indispensabile per la comunità, nei giorni del mestruo la donna si ritirava in uno spazio sacro ed era esonerata dai suoi compiti per tutta la durata del ciclo. In questo tempo si riposava, imparava dalle donne più anziane come allevare la prole e trovava sollievo in se stessa, concentrandosi sulla propria interiorità per rinascere più forte di prima.

Essere donne è da sempre un compito tutt’altro che semplice, ma l’essenza femminile è ricca di magia, di potenzialità e risorse nascoste.

Una donna ha sempre un asso nella manica, pronto per essere usato nei momenti difficili. La donna sa sopravvivere in condizioni di vita che il sesso opposto riterrebbe insostenibili (si pensi per esempio alla gravidanza e al parto), ha un limite di sopportazione e di pazienza non indifferenti e, come abbiamo visto, per secoli e fin dagli albori della civiltà, la donna è stata depositaria di antiche conoscenze, di saggezza e punto di riferimento per la società.

Col tempo le cose si sono ribaltate, ma la donna non ha mai perso veramente il suo status di pilastro, le sue capacità e le sue competenze sono le stesse oggi come allora, ed è bene ricordarsene sempre.

Accettarsi come donne, come creatrici della vita, significa fare un grande passo verso la propria realizzazione personale. Viviamo in una società in cui i bisogni individuali passano in secondo, se non addirittura in terzo piano; fare un lavoro sulla propria interiorità e femminilità non è cosa facile, ma in fondo solo le cose che si sudano con fatica si apprezzano di più una volta ottenute.

Rinnegare la propria natura di donna, per contro, genera frustrazione e insoddisfazione, portando a qualcosa di molto simile alla violenza fatta su se stesse. Il corpo di una donna va ascoltato, assecondato nelle sue alte e basse maree, con le sue energie crescenti e calanti come quelle lunari. Essere donna è un dono, non una maledizione.

La donna di oggi deve ricordarsene, così come deve rammentare che se siamo qui adesso, con le nostre forze e le nostre debolezze, i nostri successi e traguardi raggiunti è anche e soprattutto grazie alle donne del passato, che con amore e devozione hanno saputo coltivare la Vita e viverla, nel bene e nel male.

Lo ribadisco: essere donna è una forza, non una debolezza. Usiamo dunque questa forza per portare armonia e benessere non solo dentro di noi, ma anche all’esterno, pensando che non siamo mai sole, ma sostenute e fatte forti dalle donne che ci hanno precedute, che con coraggio hanno affrontato le difficoltà della vita e dell’essenza femminile. Prendiamo esempio dalle donne preistoriche, la cui vita era breve, sì, ma intensa e piena di esperienze, ricca di inventiva, creatività e forza di volontà. Che lo desideriamo o no, non siamo diverse dalle donne dell’alba dei tempi, siamo anche noi portatrici della Vita, e come tali dovremmo rivalutarci. La donna era rispettata, venerata e altamente considerata nella gioventù della nostra storia, aveva un ruolo fondamentale all’interno della sua tribù e questo la rendeva importante agli occhi dei membri del gruppo in cui viveva. Facciamo in modo di essere anche noi importanti, rendiamoci degne di rispetto come hanno fatto le nostre antenate, perché la donna è molto più di un paio di scarpe coi tacchi a spillo e abiti succinti.

Essere donna è avere la magia della Luna dentro e portare la forza del Sole fuori. Non dimenticatelo!



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