Quanto incide l’età di una persona sull’opinione che un “uomo medio” può farsi su di essa?
“Devi portare rispetto a chi è più grande di te”.
Vi sarete sentiti rivolgere queste parole sicuramente almeno una volta nella vostra vita.
E magari, da bambini ingenui - ma nemmeno tanto, a dirla tutta - vi sarete anche chiesti cosa significasse quella frase.
Se avete avuto il coraggio o la grinta di chiedere “perché?” all'adulto di turno, probabilmente vi sarete sentiti rispondere qualcosa come:
“le persone anziane sono più sagge” oppure “perché lui è un adulto e quindi ha per forza più esperienza di te”.
Questo famigerato rispetto è dovuto a chi? Dove posso leggere il curriculum vitae del rispettabilissimo tizio, per favore? Quali grandi opere ha compiuto?
Premettiamo subito che tutti noi esseri umani, meriteremmo rispetto.
Ognuno di noi ha le proprie sfide, le proprie emozioni da gestire, le proprie difficoltà e i propri temi ricorrenti, di cui noi nella maggior parte dei casi non sappiamo quasi nulla, bambini o adulti che siamo.
La nostra saggezza o esperienza, come vogliamo chiamarla, dipende da così tante variabili che è praticamente impossibile elencarle tutte: il luogo e il momento di nascita, la nostra personalità, i genitori e chi ci sta intorno, le situazioni e i contesti con cui ci interfacciamo, le decisioni che prendiamo, i nostri gusti e le nostre attitudini, le nostre percezioni sottili e la propria personale percezione di tutto ciò che appartiene al mondo dello spirito…
Sono tante le situazioni che riguardano il (mancato) rispetto tra persone di diverse generazioni con cui tutti noi prima o poi nella vita ci troviamo a interfacciarci.
Prima fra tutte è il fatidico “cedere il posto” all'anziano di turno, che sia sull'autobus o in coda dal dottore.
La gentilezza è un atto meraviglioso quando è spontaneo e non guidato da senso del dovere o senso di colpa, perché si fa così! Non conosciamo la vita dell'anziano, ma nemmeno quella del giovane di turno; magari si tratta di un padre che lavora 12 ore al giorno per mantenere la propria famiglia e che è riuscito con fatica a farsi firmare un permesso per uscire un’ora prima dal turno di lavoro!
E sul bus, che ne sappiamo che la ragazzina che “non si vergogna a non cedere il proprio posto a un ottantenne” magari ha un ginocchio dolorante, oppure ha vissuto una qualche esperienza di forte impatto per cui ha bisogno di stare seduta?
Non da meno è il caso dell’insegnante più giovane dell'allievo.
Scuole professionali, corsi di lingua, di crescita personale… ogni situazione in cui dietro la cattedra c’è un giovane, molti allievi più anziani la vivono come se non ci fosse poi molto da imparare, perché “che esperienza di vita può mai avere una persona così giovane? Io so sicuramente già molto più
di quanto può sapere lui/lei”. E via di luoghi comuni!
E magari l'insegnante di turno ha studiato per tutta la sua vita o semplicemente ha passato gran parte del suo tempo impegnandosi a ricercare e a fare esperienza degli argomenti su cui vertono le sue lezioni, mentre la persona più anziana ne sa poco e niente, anzi, magari “ha letto su Facebook che…”. Però non può, non vuole “abbassarsi” al livello di allievo e magari si rivolge all'insegnante in tono di scherno o di sfida “ma tu sei giovane, cosa vuoi saperne?” oppure “non m'importa se tu l'hai studiato e ne hai fatto esperienza, io potrei essere tuo
padre/zio/nonno e ciò che dici ha poca importanza”.
Perché alla fine è di questo che stiamo parlando. Si tratta dello schema mentale, che è poi una grande eggregora (un pensiero comune alimentato da una moltitudine di persone), che esiste una gerarchia basata sul tempo cronologico passato su questo pianeta; per cui una persona che ha trascorso meno tempo in questo mondo avrà per forza di cose meno diritti, meno dignità, meno saperi… per il solo e semplice fatto di essersi incarnata da meno tempo!
Non conosciamo che un 5% di noi stessi (in crescita per chi fa un lavoro di consapevolezza) e pensiamo davvero di poterci ergere a paladini del rispetto e della saggezza solo perché abbiamo qualche anno in più?
E chi dice che ciò che viene sperimentato da un bambino di 10 anni sia meno rispettabile, saggio, utile, intenso e profondo rispetto a ciò che sperimentano un adulto o un anziano?
Magari quel bambino è un anima antica che ha già trascorso diverse vite su questo pianeta e di esperienza alla faccia se ne ha fatta!
Quando diciamo che non bisogna sempre, per forza dare per scontato che un anziano sia più meritevole di gentilezza rispetto a qualcun altro, non stiamo certo parlando di ciò che concerne le crescenti difficoltà fisiche e di salute che si presentano via via con gli anni (anche se ci sarebbe molto da dire sulla responsabilità e sulla
creazione della propria realtà anche in ambito salute fisica).
È chiaro che siamo naturalmente, chi più chi meno, portati ad avere rispetto per chi magari ha qualche acciacco dovuto all'età e magari gli cederemo il fatidico posto sull'autobus, o lo aiuteremo a portare la spesa fino a casa.
Ma c'è dell'altro.
Pensiamo anche solo agli sguardi saccenti o di (finta) compassione perché “tu non sai ancora”, perché “sei troppo piccolo” o “troppo giovane”, “troppo ingenuo” o “poco furbo”...
Troppo spesso chi ha “qualche anno in più” si permette di dire cose che non hanno alcun fondamento, si permette di parlare da totale inconsapevole, trasudando le più basse emozioni, tra rabbia, odio, aggressività, scherno e con arroganza, pensando di avere esperienza. Di essere più meritevole di rispetto.
Per meritarsi rispetto, lo si deve emanare. Sii rispettoso, rispetta prima di tutto te stesso e verrai rispettato.
Non pretendere dall'esterno ciò che tu stesso non sai mettere in pratica, pensando di essere bravo a parole.
Sfodera le tue belle qualità, i tuoi veri traguardi nella vita, quelli pregni di amore, di gioia, di riconoscenza, prima di tutto!
Età non significa esperienza.
Età è semplicemente un numero. Che può anche essere una vita intera trascorsa nella più totale inconsapevolezza e ignoranza! E questo va ricordato sempre!
Ognuno di noi è un mondo intero, è il mondo che “tira fuori” da dentro di sé e nel quale vive.
Questo è un invito a chi si sente arrivato, a chi si sente più saggio, migliore, più avanti: ricordiamoci e magari pronunciamo la famigerata citazione “so di non sapere”!
Questo è il punto di partenza per ogni confronto e interazione armoniosa, paritaria e rispettosa nei confronti di noi stessi e del mondo intorno a noi.
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