Quando ci viene chiesto di presentarci, sia in ambito virtuale che reale, spesso tendiamo a rispondere in modo simile a: “Mi chiamo M. e faccio l’impiegato/a, ho 49 anni, sono sposato/a con A. e sono papà/mamma di 2 figli”. Frasi come questa se ne leggono e se ne dicono a bizzeffe ogni giorno.
E’ vero, il lavoro che svolgiamo può raccontare molto della nostra personalità, che lo abbiamo scelto consapevolmente o meno. Ed è pur vero che l’impiego che abbiamo riflette nodi e blocchi che dobbiamo imparare a sciogliere, oltre a dare l’opportunità alla nostra Coscienza di evolversi secondo i disegni dell’Anima per questa nostra incarnazione terrena. Esso ci consente di sviluppare determinate qualità, per questo motivo è importante domandarsi per quale motivo abbiamo un certo tipo di lavoro piuttosto di un altro. Tuttavia questa è una riflessione che esula dall’articolo di oggi, perché ciò che rappresentiamo per lo Stato, il Sistema e la società è solo un piccolo aspetto materiale della nostra esistenza, non è che un’altra delle tante maschere indossate dalla nostra personalità, ma di certo non rappresenta ciò che portiamo dentro, nel profondo, all’interno del nostro Cuore.
A questo punto mi (e ti chiedo): siamo davvero la nostra professione?
Il Sistema ci ha indotti a presentarci in questo modo, a far sì che il lavoro che svolgiamo nella nostra vita materiale sia considerato da noi a tal punto da identificarci con esso, come fosse più di una seconda pelle.
Ci sono persone che conosco che sono state completamente snaturate da un impiego logorante, sempre uguale e con ritmi serratissimi. Questo tipo di lavoro ha convogliato talmente tanto le loro energie in un’unica direzione e per così tanto tempo da annullare e/o condizionare del tutto le relazioni sociali, la vita privata, l’estro creativo, la qualità di pensiero, la propensione al mondo dello Spirito, i valori e i principi personali, gli interessi e le passioni… Per molti anni questi instancabili (si fa per dire) lavoratori hanno rinunciato alla loro vita, per poi ritrovarla solo una volta raggiunta la pensione. E a quel punto hanno riscoperto vecchi talenti che non ricordavano più di possedere, i loro occhi si sono accesi di una luce nuova e i loro gesti hanno iniziato a indirizzarsi verso direzioni costruttive inaspettate.
Allora ti esorto a domandarti: chi c’è sotto la divisa da cassiera del supermercato? Cosa sei sotto il camice? Che aspirazioni hai al di là della divisa che indossi? Quale Anima esiste dietro la tuta da meccanico?
In fondo, è questione di identità. In cosa ti identifichi? Il tuo corpo, la casa in cui abiti, la famiglia che possiedi, la busta paga che ricevi alla fine del mese, la persona che hai accanto, gli animali che ti accompagnano nella quotidianità, le parole che pronunci, le passioni e gli interessi che porti avanti, i tuoi vicini di casa, gli abiti che indossi… tutto questo dice moltissimo di te, ma non è la tua (vera) identità. Nell’identificarti con una o più di queste cose cadi nell’illusione e finisci per idolatrare inconsapevolmente il mondo che definisci “esterno”. Quante volte, in varie fasi della vita, ti sei domandato/a: chi sono io?
Non ho la risposta in tasca e, se anche l’avessi, non potrei offrirtela. Ognuno di noi ha il compito di scendere in profondità dentro di sé per scoprirlo. La risposta, diversa per ognuno, può arrivare con la velocità di un lampo, oppure giungere lentamente dopo anni di ricerca interiore. Tuttavia, uno spunto per questa riflessione posso dartelo.
La verità è che siamo esseri divini, troppo spesso lo dimentichiamo. E altrettanto spesso scordiamo di essere ben più di un’etichetta sociale dettata da una professione.
Ci sono luci, dentro di noi, che attendono solo di essere accese, talenti che bramano di essere scoperti, qualità che scalpitano per farsi riconoscere ed emergere in superficie… ma noi, presi come siamo dal lavoro che svogliamo quotidianamente “per portare a casa la pagnotta”, non le usiamo, manco sappiamo di averle.
Abbiamo un intero arsenale di talenti, qualità, possibilità, pregi… e non li utilizziamo. Cadiamo nell’inganno dei sensi credendo fermamente che la nostra vita sia fare l’infermiera, il cameriere, la commessa, l’elettricista… quando invece ci sarebbe tanto, tantissimo altro da dire e da scoprire su di noi.
Per questo, una volta tanto, ti rivolgo una domanda che è un invito a sondare in profondità dentro di te per tirare fuori il tesoro che hai e che forse non sai ancora di avere: tu, al di là del tuo impiego, del/della compagno/a che hai accanto, dei membri che conta la tua famiglia, degli hobby che porti avanti… chi sei? Riesci a vederlo? Quale Anima vive dentro l’involucro di carne e ossa che chiami corpo?
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