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Donare i problemi

Non starò qui a dirvi di prendere il vostro problema e di affidarlo al cielo, all’Universo, a Dio (chiamatelo come volete) perché chiudereste immediatamente il blog e non andreste avanti nella lettura. Invece vorrei che leggeste. Vorrei davvero poteste concepire che, in un certo qual modo, questo si può fare, ma non voglio perdere credibilità e non vi suggerirò le stesse parole che molti altri vi offrono su un vassoio d’argento come a parlare dello scartare una caramella.


Perché non è così.

Innanzi tutto, se può interessarvi, io lo chiamo Dio e, come ho già molte volte ripetuto, non è un Dio cristiano, o ebreo, o islamico… Non è un vecchio con la barba bianca, non è una statua, non è un signore. E’ il Tutto. Proprio il Tutto. E, di questo Tutto, io ne faccio parte. Ne faccio parte io, ne fanno parte i miei problemi.


La parola “Tutto” indica di per sé un’unione e indica soprattutto un qualcosa di grande, di immenso, di molto più potente di qualsiasi singola cosa. Contiene e comprende l’intero Creato. Dalla più piccola cellula vivente alla più grande galassia. L’infinito. L’immensità.

Davanti a questo, il nostro problema, qualsiasi esso sia, appare microscopico. E lo è. Nonostante a noi possa sembrare gigantesco, straziante, deprimente al massimo, è soltanto un minuscolo puntolino all’interno dell’Universo. E ora, io penso che se questo Universo ha potuto creare quello che vedete nelle immagini di questo articolo, e forse lo ha fatto persino dal nulla, può trasformare davvero il nostro disagio in qualcosa di più sopportabile se non meraviglioso. Ma occorre darglielo. Occorre, con fiducia, metterlo nelle sue mani.


Starete sicuramente pensando che tutto quello che appartiene al Cosmo ha una sua fisicità come: gli alberi, i pianeti, gli animali, persino il vento. Sono molecole. Atomi veri e propri. Tangibili. Il problema invece no. Il problema non si vede, non si sente, non si tocca. Si percepisce come uno stato d’animo e basta. Ma questo dovrebbe essere più che sufficiente per farvi capire che comunque esiste. Ha una sua esistenza. Una sua realtà. C’è.

Quando vi innamorate di qualcuno, la sensazione splendida dell’idillio è composta da energia come quella di un problema. E’ un’energia diversa, che definiamo buona, positiva, perché ci fa star bene, ma è la stessa “sostanza”. Quindi possiamo credere che queste cose hanno, a modo loro, una forma. Sono sensazioni o, a volte, emozioni. Come il nostro intuito, la nostra capacità di riflettere. La nostra paura. Un’altra miscela li compone, differente da quella di un albero, ma ci sono.


Non siamo solo un corpo. Siamo anche energia. Abbiamo un’anima e uno spirito. Una parte emozionale e una spirituale. Idee, pensieri, passioni, percezioni. E molto altro. Dove vogliamo metterla tutta questa roba? Vogliamo davvero credere che non esiste solo perché non la possiamo toccare? E allora sarebbe come dire che non esistiamo neanche noi!


C’è qualcosa di più grande di noi stessi che ci ha creato ed è perfetto per risolvere i nostri problemi perché lavora senza lasciarsi inquinare dall’emozione del dolore o del rincrescimento. Il nostro stesso Sé Superiore è lo psicologo migliore. Raccontategli, ad alta voce, come fareste con un amico, quello che vi turba. Siate precisi nella descrizione del dramma. Offritegli tutti i dettagli. Chiedete una risoluzione, pretendetela. Potete farlo.


E, in un modo o nell’altro, tutto, si risolverà.

Ciò che vi sta accadendo in questo momento è perfetto per voi. Anche se è ingarbugliato e incomprensibile. Se riuscite a donarlo, senza così farvi sopraffare dalla tristezza o dall’affanno, scoprirete che dopo l’insopportazione arriverà il magnifico. Che la sofferenza doveva essere lì, altrimenti non potevate ottenere quel che di bello vedrete dopo. Perché vi plasma, in modo tale da poter accogliere poi la soluzione.


So che tutto questo può sembrare assurdo e incredibile ma… è completamente gratuito. Si può almeno provare. L’ingrediente più efficace, e che non deve mancare, è la fiducia.

Chiedi e ti sarà dato. Bussa e ti verrà aperto -. E’ stato detto.

Bisogna convincersi che dando il problema ci tornerà la soluzione e, non è semplice ma, se ragionaste, capireste che è sicuramente più facile fare questo che non aspettare che la questione si risolvi da sola attraverso i nostri pianti e le nostre disperazioni.

Vedete, in realtà, la risposta è già dentro di noi perchè siamo molto più di quello che crediamo di essere ma soltanto dichiarando il problema lo decodifichiamo, facciamo chiarezza e riusciamo ad ascoltare la soluzione. Soltanto sviscerandolo diamo modo ai nostri sensi di svilupparlo e fornirci lo scioglimento dell’impiccio. Per questo serve parlarne come si farebbe con un diario.

Permettiamo al nostro cervello di espandere la sua conoscenza su altri punti e valutare meglio ogni cosa anche quello che a noi non sembra considerare.

Provateci seriamente. Invitate il vostro Sè Superiore a prendere un caffè con voi e raccontategli tutto. Vi sentirete subito meglio.





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