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  • Immagine del redattoreMagMel

Figlio mio, che lavoro fai?

Il progresso, le nuove tecnologie e scoperte sempre più incredibili ci hanno trasportati alla velocità della luce in un mondo nuovo, tutto diverso da quello conosciuto dai nostri antenati.

Pensiamo che fino a solo cinquant’anni fa - e cinquant’anni sono davvero pochi! - era inimmaginabile potersi tenere in contatto costante con amici e parenti tramite un aggeggio senza fili, lo smartphone, e per di più ovunque ci si trovi!



E si sa che più le tecnologie avanzano, più cambia il quotidiano degli esseri umani che solitamente cercano di trarre il meglio che possono da ogni strumento per facilitarsi la vita, per vivere con maggiore agio o per progredire ulteriormente.


Conseguenza ovvia è che sono nati nuovi lavori, molti dei quali consistono principalmente nell’utilizzo di pc e smartphone e le persone che lavorano da casa sono in costante aumento.


Tendenzialmente sono soprattutto i giovani e i nativi tecnologici, cioè coloro che non hanno bisogno di un corso per comprendere le basi del computer perché hanno appreso il suo utilizzo proprio come hanno imparato a parlare, a ricercare maggiormente questa tipologia di lavoro.


Spesso non si tratta semplicemente di vecchie professioni che oggi possono essere svolte a distanza… parliamo di vere e proprie figure professionali nate negli ultimi decenni: life coach, social media manager, Instagram e business coach…



E fin qui sembra non ci sia nulla di strano. O quasi!


Genitori, nonni, parenti, persone più anziane abituati a pensare che l’obiettivo più ambito fosse ottenere il “posto fisso” oppure, se mancano i presupposti, svolgere almeno un lavoro che implichi un minimo di sforzo fisico… chi appartiene alle generazioni precedenti non capisce nulla di questi cosiddetti nuovi lavori, tanto da accusare il giovane che lavora davanti a uno schermo di essere incapace, di essere pigro, o addirittura di non avere un lavoro!

La conseguenza è che il figlio in questione, si sentirà molto probabilmente frustrato, e proverà un senso di inutilità e inadeguatezza. Il lavoratore da remoto diventa quindi la pecora nera della famiglia e viene continuamente rimproverato di essere un nullafacente. D’altronde cosa fa tutto il giorno davanti a quello schermo? Preme i tasti, non lo si vede zappare, sudare, non esce nemmeno di casa, si sveglia dopo l’alba e non timbra alcun cartellino!



A quel punto se c'è da far la spesa, perché mancano uova e pane… può farla lui! Tanto non fa nulla tutto il giorno! E così si rincara la dose, il giudizio nei confronti di chi svolge un lavoro “diverso” da quello che rientra nell’immaginario comune diventa spietato. Ma non si tratta solo di giudizio! Quali sono le energie che muovono queste persone quando puntano il dito verso il figlio? Sicuramente vi è un forte senso di attaccamento: cambiare le proprie idee costa troppa fatica e poi non può esserci nulla di migliore rispetto a ciò che è già conosciuto! E che rientra nella propria zona di comfort e nei propri schemi di "lavoro ideale".


Non timbri il cartellino? Non hai uno stipendio statale? Non indossi una divisa? Allora il genitore di turno non sa più chi tu sia, come tu sia caduto così in basso, né cosa tu faccia per vivere. Quando al genitore viene chiesto "che lavoro fa tuo figlio?", lui si trova spiazzato, non sa cosa rispondere o semplicemente replica "non lo so".



Perché è chiaro che c'è un enorme gap generazionale, ma c'è anche poca propensione alla comunicazione e all'ascolto. Da entrambe le parti. Genitori e figli parlano due lingue diverse, e se non c'è apertura o voglia di incontrarsi a metà strada, inevitabilmente non si comprenderanno più. Oppure semplicemente il rumore della propria mente è così potente e preponderante da non lasciare spazio alla possibilità di ricevere informazioni nuove, diverse.


Un genitore non vuole sentire, non vuole sapere e non vuole capire che il figlio fa un lavoro che non rientra nella categoria delle professioni "dignitose" e remunerative secondo il suo punto di vista.



Un figlio, però, a sua volta si sente insicuro, instabile e se non riceve rispetto dagli altri è perché non ha in primis quel rispetto per se stesso! Il figlio stesso ha paura di camminare su quella strada ancor poco battuta e apparentemente meno sicura proprio come il genitore che lo accusa di non combinare nulla nelle sue giornate.


Compito del figlio è quello di iniziare a credere in sé stesso e nelle proprie scelte nonostante tutto e crearsi quella strada verso il lavoro dei suoi sogni che all'inizio è tutta in salita, ma che va affrontata con tutta la propria forza interiore e da soli. Dovrebbe provare a prendere tutte le critiche, tutte le lamentele e i giudizi come prove che la vita gli pone davanti per rafforzarlo e per fargli comprendere se effettivamente l'energia che lo muove in quella direzione è positiva, pura, autentica. Se è così, quella sarà la sua via e nessuno potrà più instillare alcun dubbio o suscitare in lui senso di colpa o di inadeguatezza..


Ogni caduta alla quale un individuo reagisce rialzandosi è un mattoncino in più nella direzione della costruzione delle proprie "fondamenta" e della propria futura "casa", ovvero del proprio lavoro dei sogni. Anche se questo non esiste ancora, anche se si tratta di mettere in dubbio tutto ciò che la società ci insegna e ci consiglia di fare, anche se va contro alle nostre credenze.

Se noi crediamo in noi stessi, inevitabilmente anche gli altri risponderanno alla nostra energia guardandoci con nuovi occhi e potremo arrivare a suscitare addirittura ammirazione e ispirazione in coloro che prima ci additavano come falliti o incapaci.


Compito di nonni, genitori e di tutti coloro che non comprendono le novità in ambito lavorativo è quello di lavorare contro natura, contro la propria natura, quella che porta a reagire a tutto ciò che è oscuro e sconosciuto con paura, attaccamento e giudizio. A piccoli passi, aprirsi, provare a far entrare piccoli cambiamenti nella propria vita, sperimentare qualcosa di nuovo… partendo davvero da piccoli gesti, come ad esempio quello di fare una ricerca per capire cosa fa in pratica un life coach. E, perché no, provare a rimettersi in gioco nella vita, modificando piccole abitudini quotidiane per allenarsi a vedere il mondo da nuove prospettive, per suscitare di nuovo la curiosità sopita del bambino, perché l’universo è troppo vasto, troppo meraviglioso per rimanere ad occhi chiusi… a qualsiasi età!



Un figlio però dovrebbe anche imparare a guardarsi bene dall’approfittarsene… esistono situazioni in cui i giovani, con la scusa di lavorare, in realtà procrastinano, non portano realmente a termine nulla e soprattutto non hanno un vero stipendio e quindi continuano a vivere dipendendo dalla propria famiglia.

Andare incontro ai propri sogni è la cosa giusta da fare, ma mai a scapito dell’assumersi le proprie responsabilità: se non riesco a pagarmi il corso per diventare social media manager, non chiederò i soldi ai genitori, non vivrò a loro spese, ma sarà mio compito creare le basi perché il mio sogno possa realizzarsi anche se ci vorranno più impegno e più tempo.



Può capitare che una volta raggiunto il proprio obiettivo e una volta in grado di svolgere più che degnamente il lavoro dei propri sogni, con buona remunerazione, chi non riesce a comprenderci ci continui a proporre lavori “vecchio stampo”... della serie “tesoro, ho letto un annuncio di un posto vacante come impiegato di posta”. Non realizzano nemmeno ciò che ormai hanno davanti ai propri occhi, nemmeno il fatto compiuto!


Invitiamo a vedere il reiterarsi di questo atteggiamento con occhi compassionevoli, ma soprattutto con un po’ di sana ironia! Può essere buffo sapere di avere un ruolo ormai consolidato in un ambito professionale specifico, essersi costruiti una piccola azienda da soli, con le proprie forze e avere un genitore che ci propone di fare un colloquio per un lavoro statale.



E poi, mai pretendere che l’altro cambi! Sarebbe sempre una mancata assunzione di responsabilità. Puntiamo sempre al lavoro su noi stessi, all’osservarci per meglio comprendere le dinamiche che ci spingono ad agire in un modo piuttosto che in un altro.

E crediamo di più in noi stessi! Parte tutto da noi! Ogni cosa tangibile e intangibile che appartiene al mondo è stata prima di tutto creata dalla nostra mente!

E allora troviamo in noi quella sorgente di fiducia interiore e creiamo finalmente il lavoro dei nostri sogni!


Tutte le immagini presenti in questo articolo sono prese da Pixabay ad uso gratuito, tuttavia, ne riportiamo ugualmente qui l'autore freephotocc - startupstockphoto - nattanan23 - wikilmages - markolovric - tremaestro - sabinevanerp - stocksnap

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