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La Fiaba del Padrone del Mondo

Oggi voglio raccontarvi una storia.

Il mio intento è quello di spiegarvi perché a volte pare che la tracotanza, la maleducazione e la spocchia abbiano la meglio ed è praticamente inutile farsi troppo nervoso.

Tutto parte da una filosofia che sta sempre più divenendo una teoria quasi… approvata. Si tratta della legge che dice come quello che noi emaniamo nell’Universo ci torna indietro, ma aspettate, non correte a conclusioni affrettate. Non voglio innalzarmi a guru come quelli che ora tanto van di moda e proclamare che basti credere in ciò che desiderate perché vi arrivi. Qui si tratta di uno stato d’animo. Un modo di affrontare la vita giorno per giorno, o meglio, minuto per minuto, in un determinato modo che non potrà che riportare determinate conseguenze.


La favola che vi racconto oggi parla di due famiglie: la famiglia Gialla e la famiglia Viola, prendendo in particolar modo come protagonisti i due capofamiglia.


La famiglia Gialla viveva in una bella località marittima, un paese tranquillo, spesso soleggiato, dove tutti si conoscevano e tutti andavano d’accordo. Si era buoni e ci si dava una mano l’un con l’altro. Era una famiglia composta dal papà, la mamma, due figli e la nonna. Una famiglia di operai che viveva con poco, ma conduceva una vita dignitosa. Una famiglia che viveva di sani principi e il “quieto vivere” era per loro la regola suprema dell’esistenza.

La seconda famiglia, invece, quella Viola, arrivava da fuori, da una grande metropoli, e veniva spesso, durante l’anno, a passare le vacanze nel paesello di mare della prima famiglia.

La famiglia Viola era composta dal padre, dalla madre, da due figli e da una nonna come la famiglia Gialla ma, al contrario della prima famiglia, questa era molto ricca e anche molto antipatica. Quando arrivavano loro sembrava fossero arrivati i padroni del mondo e calpestavano ogni tipo di buonsenso esistente. La loro maleducazione toccava i limiti e nessuno nel paese poteva sopportarli. Loro facevano abbaiare il loro grosso cane al mattino presto della domenica, loro occupavano con la macchina due posti auto, loro cantavano a squarciagola durante le ore notturne, scrollavano la tovaglia sul terrazzo degli altri e si prendevano anche il diritto di sgridare e trovar da dire a chiunque per la minima cosa commessa. La famiglia Gialla, si trovava a condividere la stessa palazzina in quanto, i Viola, avevano comprato proprio lì, il loro appartamento. Ci sarebbe stato spesso da prenderli e dirgliene quattro ma, la famiglia Gialla, era composta da persone timorose, perbene, educate, sempre impaurite dall’andare contro qualcuno e vivevano cercando di evitare scontri e battaglie. Il padre dei Viola usciva da casa come un Sire e, con le sue belle scarpe, si avvicinava alla sua bella macchina e scaricava da lì bella roba. Non si guardava intorno, andava dritto, a testa alta, intoccabile. Incuteva rispetto e antipatia allo stesso tempo ma nessuno osava dirgli nulla. Il padre della famiglia Gialla invece, più buono d’animo e stanco di sopportare, rimaneva in casa imprecando contro il buon Dio affinchè scagliasse su quel tipo borioso tutta la sua ira sotto forma di fulmini e saette.


E qui mi fermo. La favola è, si può dire terminata. Ma andiamo avanti con il ragionamento.

Proprio questa è la parte più importante della storia. Prendendo come esempio i padri delle due famiglie, abbiamo esattamente due opposti sullo stesso piano. Analizziamo le loro personalità e riassumiamo le loro principali caratteristiche:


Papà della Famiglia Gialla: educato, timoroso, rispettoso, probo, altruista, non farebbe del male a una mosca, si preoccupa per gli altri e cerca, con il suo comportamento, di essere sempre descritto come una brava persona. Il suoi motti sono “chi più ne ha più ne metta” e “….per il quieto vivere stò zitto”.


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