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Attenzione a quel che Dite!

Ho già spiegato più volte che siamo costituiti anche dai nostri stessi pensieri. Essi sono una parte fondamentale di noi per cui dobbiamo fare attenzione a ciò che pensiamo e abituarci a pensare/immaginare, sempre al positivo e nel miglior modo possibile.


Bei pensieri=Bella persona=Sana.

In seguito al pensiero poi, anche le parole che ne sviluppiamo dopo assumono la loro importanza riflettendosi in noi stessi. Si dice che questa sia una cosa che può avere effetti anche sgradevoli. Ebbene sì. Avete presente le vostre esclamazioni più tipiche? Quelle più usuali? Esse sono le più pericolose perché oltre che notevoli anche ripetitive.

Ogni giorno… come la goccia cinese. Cosa dite, più sovente, quando una vicenda vi fa arrabbiare, o vi rattrista, o vi impaurisce, insomma, vi regala un’emozione negativa?


– Mi sono rotto le paXXe! – Questa cosa mi fa vomitare – Tutto ciò è una meXXa! – Mi fa cagXXe – Mi si contorcono le budella…. – Miseria, mi mangia il fegato! – Sempre tutto addosso a me!


E via, via….

Scusate il linguaggio ma è questo che usiamo, si sa. Ebbene, secondo alcuni studi, affermando queste frasi, non state facendo altro che sviluppare/trasformare la cosa pronunciata in sintomo fisico.

Vi voglio raccontare un esempio, accaduto realmente, che la medicina tradizionale definisce come “genetico” nell’80% dei casi. Potrei raccontarvene diversi ma prendo questo perché, sotto un certo punto di vista, mi porta anche ad un ricordo simpatico pur se, ahimè, con risvolto negativo.

Una mia amica aveva l’abitudine di pronunciare sempre la stessa frase per qualsiasi cosa le desse fastidio. Sbuffando, e producendo strane smorfie ridicole con il volto, esclamava – Ecccccche rottura di cogXXXXi! – soffermandosi parecchio su quelle C a inizio frase. Era buffa se vogliamo. All’epoca aveva 28 anni, vi parlo di due anni fa ma, quelle parole, le diceva ormai d’abitudine fin dalla adolescenza. Ebbene, che ci crediate o no, all’età appunto di 28 anni, grazie a diversi disturbi e a delle visite ginecologiche, è venuta a scoprire di essere affetta dalla sindrome dell’ovaio policistico. Sindrome che porta parecchi fastidi. Il sinonimo usato volgarmente per identificare i testicoli maschili, in realtà, si rispecchia sulle ghiandole dell’apparato riproduttivo di ambedue i sessi, colpendo nell’uomo le ghiandole riproduttive o parti dell’apparato, mentre nella donna le ovaie. Gonadi, in entrambi i casi.

Probabilmente ci sarà anche stato un fattore genetico ma la mia amica non lo ha per nulla limitato quindi anzi, mi pare quasi lo abbia aiutato a prender forza e diventare più invadente. Le persone che solitamente ammettono – Mmmmh… che ansia! – e se notate, inconsciamente, portano la loro mano al basso ventre, altro esempio, 99 su 100 avranno problemi all’intestino o allo stomaco. O potrebbero soffrire di herpes labiale. Fateci caso. Non è un dato assoluto ma sovente è così davvero. Altri invece, che sono soliti affermare (lamentandosi in quanto in effetti è un fastidio) di avere tutto addosso a sé come responsabilità, o vivono cercando in continuazione di fare del loro meglio per piacere agli altri, sicuramente riporteranno problemi alle spalle, la parte superiore della schiena.

Come fare allora? E’ molto semplice. Trasformate queste frasi. All’inizio non ci riuscirete data l’abitudine. Ma piano, piano, se ci farete caso, vi verrà più semplice.

Quindi, prendiamo l’esempio della mia amica. La sua frase – E che rottura di cogXXXXi – potrebbe divenire: – Che rottura di scatole! – – Porca miseria! – Non rivolgete mai l’esclamazione a voi stessi tipo – Mi fa incaXXXXe – perché in questo modo vi state comunque auto-colpendo. Fate si che le parole vadano nell’aria, a disperdersi senza poter toccare nessuno. Cambiate il vostro linguaggio ma soprattutto, se riuscite, come seconda tappa, svolgete il tutto al positivo.

Anziché – E che rottura di cogXXXXi – ideale sarebbe dire – La risolverò! -, – Passerà! -, – Adesso basta! Ci sarà il bello dopo! -.

Vi sentirete addirittura stupidi urlando certi contesti ma credetemi che vi sarà di grande aiuto. Pensate a voi stessi. Siete la cosa più importante. Più importante ancora del “modo di dire”. Io per la prima, quando mi arrabbio, espongo diversi turpiloqui ma cerco, ogni volta che posso, di correggermi. Su 10 volte, 6 o 7 ci riesco e penso sia già questo un buon dato.

Un’altra cosa utile, e sicuramente questa è la principale, è quella di insegnare questa tecnica ai nostri figli. Essi non hanno ancora questa abitudine e l’età delle esclamazioni importanti è davvero significativo come periodo. Ma non sono ancora legati a modi di dire dai quali è difficile staccarsi. Non sono ancora “inquinati”. A loro si potrà perciò insegnare a pronunciare la frase migliore per essi stessi. La meno deleteria.

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