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Demetra e Persefone e la promessa della rinascita

Uno dei miti simbolo del periodo autunnale è quello greco di Demetra e Persefone. Esso veniva rappresentato come elemento principale della più famosa e solenne festività religiosa dell’antica Grecia sotto forma di sacra rappresentazione. Nel mese di settembre-ottobre, infatti, si celebravano i Misteri Eleusini, dedicati proprio alle due divinità del grano. La cerimonia rappresentava il riposo e il risveglio perenne della vita campestre ed era rigorosamente segreta.

Come nel mito egiziano di Iside e Osiride, una dea piange la morte di un essere amato che simboleggia la vegetazione, in particolare il grano, il quale muore in inverno per rinascere in primavera. Tuttavia, se nel racconto delle due divinità egizie a morire era lo sposo e a piangerlo era la moglie, in questo caso il concetto è incarnato nella figura più tenera e pura di una figlia, di cui la madre piange la morte.


Disperata, sua madre Demetra la cercò per mare e per terra. Apprese così dal Sole la sorte di sua figlia e si allontanò sdegnata dagli dèi, prendendo dimora in Eleusi, dove si presentò alle figlie del re sotto le spoglie di una vecchia, seduta all’ombra di un ulivo accanto al pozzo delle Vergini. In quel luogo le fanciulle erano andate per attingere l’acqua per la casa del padre. Adirata, la dea non permise che le sementi germogliassero nel terreno, ma le tenne celate sottoterra, giurando che mai più avrebbe rimesso piede sull’Olimpo, né mai più avrebbe lasciato germogliare il grano, fino a quando non le fosse stata restituita la figlia.

L’umanità sarebbe morta di fame se Zeus, preoccupato, non avesse ordinato a Ade di restituire Persefone alla madre. Il signore dei morti obbedì ma, prima di rimandare la sua regina nel mondo dei vivi, le face mangiare i chicchi si un melograno, assicurandosi così che sarebbe tornata da lui.  Per volere di Zeus, Persefone avrebbe trascorso due terzi dell’anno con la madre e gli dèi, nel mondo superiore, e un terzo col suo sposo, in quello degli Inferi, dal quale sarebbe tornata ogni anno, quando la terra si copriva dei fiori della primavera. La figlia fu felice di risalire alla luce del sole, e felice la madre di riabbracciarla. Nella sua gioia per il ritrovamento della figlia perduta, Demetra fece spuntare il grano dalle zolle dissodate e la terra tutta si ricoprì di foglie e fiori.

L’intero poema culmina nella scena della trasformazione, quando la pianura di Eleusi, brulla e spenta, al comando della dea diventa una distesa di spighe dorate; la divinità conduce i principi di Eleusi ad ammirare la sua opera, rivela loro i suoi riti magici e, con la figlia, si ritira sull’Olimpo. La rivelazione dei Misteri è la trionfante conclusione del poema e si nota come l’autore abbia fornito una spiegazione mistica dell’origine di quei riti che ne costituivano parte integrante.

Le figure delle due dee, madre e figlia, si trasformano in personificazioni del grano. Persefone trascorre tre – o sei, secondo altre versioni – mesi dell’anno sottoterra nell’Ade e i rimanenti mesi sulla terra; la dea è l’incarnazione mitica della vegetazione, specialmente del grano che, durante l’inverno, resta per mesi sottoterra e risorge ogni primavera. E se la dea figlia simboleggia il grano in erba della stagione in corso, la dea madre è il grano dell’anno precedente, che ha dato vita al nuovo raccolto.