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Il fuoco che puoi donare

Non sempre è facile vederlo, notarlo e rendersi conto che esista davvero, ma dentro di noi c’è un fuoco.

Può servire per creare, e allora sfrigola in noi, quasi possiamo udirne il crepitio. E’ un fuoco vitale, creatore, che ci fa fremere di gioia quando ci lanciamo in nuovi progetti, quando sentiamo l’entusiasmo (da en thèos, avere Dio dentro di sé) scorrerci dentro le vene, quando sentiamo l’estremo bisogno di darci da fare per creare qualcosa di nostro.

Tuttavia, può servire anche per distruggere, e in questo caso il nostro fuoco potrebbe essere alchemico: se stiamo seguendo un percorso di consapevolezza, trasmuta il negativo in positivo, permette il rinnovamento delle cellule, brucia il vecchio per far sì che il nuovo nasca dalle ceneri del vecchio.


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Non tutti sanno che gli incendi in natura, quando scaturiscono per cause naturali come per esempio i fulmini, servono a risanare il terreno. Quel fuoco apparentemente distruttivo permette al suolo di rinnovarsi, alle piante di ricrescere con più forza, all’ambiente di purificarsi. Ci sono piante, come accade per esempio al Cisto, che nascono con una memoria di fuoco: sanno che questo elemento potrà spazzarle vie, incenerirle, e per questo sviluppano un sistema di difesa infallibile. La parte aerea della pianta, quella che emerge dal terreno, si incenerisce all’istante con una velocità davvero notevole; le radici, tuttavia, resistono al fuoco con tutta la tenacia di cui dispongono. Così facendo, l’incendio si consuma con celerità e si spegne, oppure semplicemente passa oltre. Ecco che, allora, con un po’ di tempo e pazienza, da quelle eroiche radici rinasce la pianta esterna, più bella e più forte di prima.

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Possiamo imparare molto dal mondo naturale. Opponendo resistenza al nostro fuoco creatore/distruttore, non facciamo altro che resistere a un cambiamento necessario, fisiologico, e ci facciamo solo del male. Non permettiamo al nostro fuoco di bruciare il superfluo, di incenerirlo come natura vorrebbe: resistiamo, ci opponiamo con cocciutaggine, e allora sentiamo dolore. Se lasciassimo fluire in noi l’energia di quelle fiamme, resterebbero le nostre belle e forti radici, per far rinascere anche la pianta esterna.

La stessa cosa accade con il fuoco creativo che ognuno di noi ha dentro di sè. Reprimerlo significa autodistruggersi, che vi piaccia o no. Essere creativi non significa semplicemente saper disegnare, dipingere o fare una torta.

La creatività ( = crea la tua vita) è innata in noi, ognuno la manifesta in modo diverso. Si può essere creativi nel modo di vestire, nei tagli di capelli, nel modo in cui si arreda la casa, oppure ancora nel costruire un mobile, nell’ingegno che si ha nel trovare sempre nuove soluzioni a problemi più o meno pratici. Si può manifestare creatività nel rapporto di coppia, in ambito lavorativo, nella crescita di un figlio, oppure scrivendo un libro, o ricercando cose nuove alle quali dedicarsi anima e corpo.


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Non bisogna necessariamente chiamarsi Michelangelo Buonarroti per essere creativi, questo deve essere chiaro. La creatività e l’arte hanno mille modi di essere espressi, ognuno di noi ha il proprio ed è necessario riconoscerlo e sapersi ringraziare per la nostra personalissima creatività.

Una volta riconosciuta la nostra dote – il nostro modo di essere creativi – non reprimiamola, ma doniamola al mondo come un fiore spontaneo si dona agli occhi di chi lo guarda: senza se e senza ma, incondizionatamente.

Non c’è gioia più grande del donare agli altri e al mondo un po’ del nostro fuoco, cosicché anche gli altri possano trovare, riconoscere e donare il proprio.

E tu, che fuoco hai da offrire?


Muna

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