Non tentare il Signore Dio tuo
- MagMel
- 17 giu
- Tempo di lettura: 3 min
“NON TENTARE IL SIGNORE DIO TUO”
“Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»”
Matteo 4,1-11
Oggi parliamo di tentazione che deriva dal verbo temptare, e significa assalire/assaltare.

Perché e così importante parlare di tentazioni? E a cosa facciamo riferimento nello specifico?
Per il mondo dei consapevoli, risvegliati, la tentazione assume un significato assai profondo che ha a che fare proprio con il concetto di “fame”.
Non a caso Matteo nel Vangelo fa riferimento al “digiuno” di Gesù nel deserto e pone l’accento sul bisogno di soddisfare la sua fame e, guarda il “caso”, proprio in quel momento di bisogno appare Satana (SAT-NAM- Colui che divide), pronto a dare più “soluzioni” alla sofferenza del Cristo.
Al contrario di come siamo stati cresciuti, all’interno dei testi sacri vi è la risposta alle molteplici domande che riguardano la nostra esistenza su questo pianeta-scuola.

Non viviamo forse anche noi, ripetutamente, i nostri simbolici “40 giorni di digiuno”? e da cosa digiuniamo?
Digiuniamo, consapevolmente, dalle nostre meccanicità, dagli automatismi che ci rendono schiavi. Facciamo luce sulle nostre ombre, trasmutando il piombo in oro. Lavoriamo tutte quelle emozioni piombine con le quali siamo cresciuti e che ci hanno sempre “assaliti”, tentati, nel re-agire e soddisfare i più bassi bisogni dell’Ego.
E come spesso diciamo questo è un lavoro “eroico”! e lo è per noi come lo è stato per Gesù.
E non venitemi a dire "sì ma era Gesù” poiché sta scritto:
“Non meravigliatevi per ciò che so fare io, perché ancora non sapete cosa siete in grado di fare voi.”
Siamo gli unici esseri su questo pianeta a poter spiritualizzare la materia e materializzare lo spirito. Eppure, molto spesso, nel percorso evolutivo scegliamo la via più semplice, la comfort zone, la strada che conosciamo meglio e non è di sicuro quella della verticalità.
Come diceva qualcuno “lo Spirito è pronto ma la carne è debole”, ed è proprio così!
Seguire Anima (messaggera) è troppo faticoso, richiede disciplina, auto-osservazione, sacrificio (rendere sacro) ma alle volte richiede un atto di cor-aggio nello scegliere il “digiuno” anziché la fame. Quando si cede alla “dose di droga” inconsapevolmente, lo si fa perché ancora non ci osserviamo, ma alle volte lo si fa consapevolmente, crogiolandosi nella sensazione appagante di aver soddisfatto la nostra fame.

Il punto è: COSA SCELGO?
Perché è di scelta che si parla, per essere più specifici di INTENTO.
QUANTO È VERO IL NOSTRO INTENTO? QUANTO SIAMO DISPOSTI AD ANDARE OLTRE IL DOLORE PER RINASCERE A NUOVA VITA?
Portiamo sulle nostre spalle la grande eredità del peccato originale. Nel momento esatto in cui Adamo e Eva hanno deciso di seguire la tentazione del serpente (orizzontalità) “disobbedendo” a Dio, ci siamo resi conto della nostra nudità, ci siamo separati dall’Unità, per la brama di afferrare e possedere tutte le cose.
Oggi, facciamo un lavoro su noi stessi per svestirci dalle nostre molteplici identità, per ritornare a essere verticali, non più orizzontali, per essere Spirito non solo materia. Per essere nel mondo e non del mondo.
La via della salvezza, il ritorno all’Uno è data dalla sacra obbedienza e cioè: “Non posso fare che obbedire a ciò che Io sono”.

Per la “porta stretta”, con accoglienza e sacra accettazione, ritornando a quella nudità che ci permette di attraversarla.
Credete che Gesù, il figlio dell’Uomo, non abbia avuto paura? Non si sia mai arrabbiato? che non abbia sofferto tutte le emozioni umane che noi siamo chiamati a provare e talvolta a “patire”?
“Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”
Gesù sapeva bene che sarebbe morto, sapeva che avrebbe attraversato la via della croce, la via del dolore, ma aveva fede assoluta!

Fede che, così come gli angeli gli si accostarono e lo servivano nel deserto, durante le tentazioni di Satana, così dopo la sua morte sarebbe risuscitato il terzo giorno come Cristo.
“Serve morire a sé stessi per poter rinascere”.
Comments