Con la conclusione dell’autunno, le giornate si sono fatte più fredde e il buio notturno prevale ormai sulle ore di luce del giorno.
È giunto il Solstizio d’Inverno, giorno in cui le ore di oscurità raggiungono il loro culmine a sfavore di quelle luminose diurne. Da questa data, tuttavia, il sole comincia a riconquistare poco a poco, minuto dopo minuto, il suo trono nel cielo. Fin dai tempi più remoti il Solstizio d’Inverno è stato festeggiato, portando in sé messaggi di rinascita, vita e allegria.
È un momento di passaggio e come tale è stato arricchito di valenze simboliche fin dall’alba dei tempi, pervenuti fino a noi con la celebrazione del Natale cristiano.
Il periodo che da Samhain (31 ottobre) arrivava fino al Solstizio invernale era un momento critico per le popolazioni antiche, che si sostenevano con le attività agresti seguendo i ritmi e i cicli di madre natura. Il cibo scarseggiava e il freddo era insopportabile, bisognava vivere con le provviste fatte durante l’estate; giungere al Solstizio d’Inverno significava avere la speranza di riuscire a passare i mesi più bui e più freddi dell’anno e la rinascita del Sole e della Natura tutta era propiziata da riti e festeggiamenti. In questa festa, particolarmente sentita, c’era la promessa di una rinascita futura, del ritorno della primavera e dell’estate che avrebbero portato di nuovo l’abbondanza sulle tavole e la gioia dentro i cuori.
Già gli antichi Egizi festeggiavano questo particolare momento dell’anno, poichè era in questo periodo che nasceva Horus, divinità solare. Horus è concepito dal corpo ormai morto e smembrato di Osiride, a simboleggiare la vita dopo la morte e il ciclo annuale del grano. In occasione di questa importantissima ricorrenza, l’antico popolo egiziano decorava gli alberi con frutti e simboli solari, proprio come facciamo ancora oggi nelle nostre case. Le celebrazioni della nascita di Horus diedero il via a un’epidemia di festeggiamenti in tutto il mondo antico, e fu così che Babilonesi, Greci, Romani, Celti e Vichinghi iniziarono a festeggiare il Sole Bambino.
Nel periodo che va dal 21 al 25 dicembre, tutto il mondo antico era in fermento e si accingeva a festeggiare con banchetti, addobbi, giochi, divertimenti e regali; tutto questo fu poi assimilato dalla religione cristiana. Era un momento di allegria e riunione: ci si scambiavano piccoli doni, come candele, per simboleggiare la rinascita della luce e della vita, si faceva baldoria e si traevano pronostici sull’anno nuovo che a breve sarebbe incominciato. Un’antica tradizione, per esempio, dice che dal tempo meteorologico dei 12 giorni che vanno da Natale all’Epifania si potrà capire l’andamento del meteo dei 12 mesi del nuovo anno.
In tutta l’Europa, dunque, si festeggiava la morte del Vecchio Sole e la nascita del nuovo, e nel nord europeo questa ricorrenza era simboleggiata dal Re Agrifoglio, sovrano dell’anno calante, che veniva sconfitto dal Re Quercia, sovrano di quello crescente. Era la festa di Yule, termine che deriva dallo scandinavo Jul, “ruota”, a significare un nuovo ciclo che aveva inizio, un altro giro della ruota dell’anno. A testimoniare l’importanza che Yule e il Solstizio d’Inverno avevano presso le antiche popolazioni sono grandi monumenti come Stonehenge. Nel giorno del Solstizio, infatti, il sole sorge attraverso un dei triliti, a dimostrazione delle profonde conoscenze degli antichi riguardo i moti celesti e i cicli naturali.
Con l’avvento del cristianesimo, dicevamo, le festività legate al Sole furono assimilate dalla Chiesa, che scelse come data convenzionale della nascita di Gesù proprio il 25 dicembre. I nuovi cristiani, infatti, attratti dai grandi festeggiamenti che si svolgevano in tutta Europa, preoccupavano la Chiesa, che scelse di far coincidere la nascita del Messia con quella delle antiche divinità solari. Dal punto di vista spirituale, le feste solstiziali ci invitano a uscire dal torpore in cui ci siamo abbandonati con la festività di Samhain. È tempo di risalire dagli abissi della nostra interiorità, è il momento di tirar fuori gli insegnamenti di cui abbiamo fatto tesoro nei mesi di chiusura. Se Samhain ci ha portato all’introspezione, facendoci mettere in dubbio tutte le nostre convinzioni profonde, Yule è la promessa della rinascita, della luce dopo il buio. In questo momento dell’anno abbiamo la possibilità di crescere, così come fa il Sole, e di realizzarci sul piano personale e interiore. È un periodo adatto alla nascita di nuovi progetti, possiamo esprimere nuovi desideri e credere in un rinnovamento che potrà coinvolgere ogni ambito della nostra vita.
Fonti: Ho scritto questo articolo di mio pugno, rielaborando le informazioni trovate nei seguenti siti e testi: – Strie – Il cerchio della luna – Il calderone magico – Calendario, Alfredo Cattabiani – Feste pagane, Roberto Fattore – Almanacco magico. Il tempo della magia, Devon Scott – I giardini incantati. Le piante e la magia lunare, Devon Scott – L’arte della strega, Dorothy Morrison
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