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Quando sai ma non sei

“ESSERE O NON ESSERE, QUESTO È IL PROBLEMA!”

 

Molto spesso chi si accosta al mondo Esoterico/Spirituale o dice di essere in un percorso di risveglio nutre un sapere fatto di un insieme di nozioni, tratte dalle fonti più disparate. Alcuni sentono propri gli insegnamenti tramandati dai grandi Maestri Illuminati, ad esempio da alcune religioni, o da trattati di psicologia o Filosofia, altri posseggono una libreria stracolma di testi iniziatici, collezionano attestati di partecipazione a corsi di pratiche olistiche, conoscono a memoria i principi spirituali, altri ancora si iscrivono ai cosiddetti webinar dei conferenzieri e relatori più quotati nel settore esoterico-Spirituale, alla ricerca di se stessi e della propria evoluzione.

Tutto corretto, inizialmente. Il punto è che il sapere resta un guscio vuoto quando non si sostiene su qualcosa di solido come l’apprendimento esperienziale.



 

Ma perché questa distinzione è così importante all’interno del lavoro su di sé?

Sapere non significa necessariamente “Essere”.

Dal latino sàpere “aver sapore”, “odorare”, quindi in senso figurato “essere saggio”, “aver senno”.

Un significato che passa attraverso il senso gustativo e olfattivo per arrivare alla testa, alla mente.

La parola Essere nel suo significato proprio, afferma l’esistenza, l’essenza in sé, senza alcuna ulteriore specificazione.

Quel “sapere” diventa l’ennesima meccanicità di una risposta “corretta”, ci serviamo (e non nel senso sacro del termine) di aforismi e citazioni dimostrando al mondo che siamo più intelligenti, sapienti, diversi, evoluti ma puntualmente ci arrabbiamo se incontriamo il furbo di turno in fila al Supermercato! (Se ci va bene).

Ancora una volta scegliamo di “apparire” e di identificarci con una maschera più bella e lucente.

Continuiamo a riempire i nostri cestini personali con convinzioni, figlie di un sapere, che gonfia sempre di più il nostro Ego. Non a caso si parla di Ego Spirituale, che non ha niente a che vedere con la Spirito.



 

Il lavoro su di sé, di risveglio, per intenderci, è un lavoro di disidentificazione dalla Personalità. Significa che attraverso il lavoro di Auto-osservazione io tolgo potere a tutti quegli Io che hanno preso il comando nella mia vita e di cui sono stato vittima fino ad oggi. E lo faccio attraverso un serio lavoro al quale sono chiamato ogni giorno, per amore della ricerca: Di me stesso!

 

Allora Dov’è la trappola?

la trappola è sempre l’auto- sabotaggio. E purtroppo sempre di più sono i ricercatori che ne sono vittime, rischiando di tornare allo stato di Sonno dal quale sono partiti, lavorando in nome di una spiritualità vuota ed Egoica.



 

Molto spesso accade che si faccia confusione tra l’autentico lavoro di risveglio, cioè di identificazione con l’Anima, e le tecniche utili all’iniziato per svolgere il lavoro su di sé, come la respirazione, la recitazione di Mantra, yoga, reiki etc.

Gli stessi strumenti che abbiamo a nostra disposizione tendiamo a volerli “capire” piuttosto che a farli in maniera consapevole, essendo totalmente quel tipo di lavoro, avendo il sacro intento di restare FEDELI a noi stessi.

L’unica via è l’auto-osservazione, il ricordo di sé e soprattutto l’esperienza del Dolore.

Non a caso questo è definito un lavoro eroico in cui deve forgiarsi il Guerriero, l’eroe che affronta ciò che accade nella sua vita, senza cercare di capire ogni evento o di prevenirlo. Impara l’importanza del non giudizio e a tirare fuori amore anche nelle situazioni avverse, con sacra accettazione. Il guerriero non evita, egli trasmuta ed esperienza un tipo di dolore che non è da confondere con la sofferenza della vittima inconsapevole, egli è assolutamente consapevole!

 

“Nel vero lavoro su te stesso, impari a gestire in maniera differente – più gioiosa – tutti gli aspetti del tuo apparato psicofisico, senza scappare da nulla, senza desiderare di essere in un altro stato di coscienza. Nemmeno il termine “trasformazione” è adatto a descrivere ciò che accade. Non trasformi, ma VEDI ciò che si trova dentro di te, ciò di cui sei composto. La trasformazione è un effetto collaterale. Io ti impedirò di spostarti orizzontalmente, perché ti costringerò a scendere in verticale dentro ogni disagio e ogni desiderio”.

Io sono il padrone della mia anima- Primi dialoghi con Victoria Ignis - S. Brizzi



 

 

Ma se avessimo bisogno più di cum-prendere anziché capire? Di “Essere” anziché conoscere?

 

“Capire” e “comprendere” non sono sinonimi, sono fenomeni diversi tra di loro.

“capire” letteralmente vuol dire prendere, cum- prendere significa portare dentro, abbracciare

 

“Quando dici di aver capito, ma ciò che hai capito non ti ha trasformato. È perché hai capito solo con la testa, non con la totalità del tuo Essere”

R. Potocniack

 

 

E ‘chiaro! tutto deve avvenire in maniera consequenziale e graduale. Con l’esercizio costante, la volontà e soprattutto l’Intento, quel sapere diventa sempre più un apprendimento esperienziale fino a permeare tutto di te: intelletto, emozioni, corpo e coscienza profonda.

È così che avviene il processo di Trasmutazione. È un percorso che richiede Tempo e Fede, la sacra accettazione che siamo venuti su questo Pianeta-Scuola a fare tutte le prove necessarie alla nostra evoluzione.



 

Spesso ho sentito frasi come “Ma io questi argomenti li conosco già, sono vent’anni che sono a conoscenza di tutto questo, non mi stai dicendo nulla di nuovo”, “Mi aspettavo qualcosa in più!

Beh se la tua vita non è cambiata allora forse tutta quella conoscenza è servita a ben poco!.

Cosa ti aspettavi? La rivelazione del secolo o l’ennesima scusa per non scendere dentro di te e assumerti la piena responsabilità della tua vita?

Ci aspettiamo sempre che qualcuno faccia il lavoro al posto nostro, non è così, non in questo caso.

A cosa serve conoscere argomenti “illuminanti” se poi abbiamo paura di “cambiare” e rispondiamo meccanicamente a quella paura, con la “presunzione di sapere tutto”, senza rendercene nemmeno conto?



 

“Non è per mezzo di uno strumento meccanico che puoi capovolgere la tua visione del mondo. Occorrono sforzi ripetuti e piena consapevolezza. Come nella favola di Pinocchio, il burattino che vuole trasformarsi in essere umano deve prima conoscere se stesso, accettare i suoi doveri e affrontare le numerose prove che incontrerà sul percorso. Ma le persone preferiscono mentire a sé stesse, entrano a far parte di “scuole occulte”, in questo modo gratificano il loro ego e schiacciano con un martello il grillo parlante, s’illudono di stare avanzando verso la spiaggia quando invece si adagiano nella rassicurante tranquillità del fondo oceanico. Hanno timore di avventurarsi alla conquista della terraferma, perché è un habitat ancora non esplorato dagli altri appartenenti alla loro specie. È scomodo essere pionieri!”.

Io sono il padrone della mia anima- Primi dialoghi con Victoria Ignis - S. Brizzi

 

Conoscere non basta. Devi ESSERE! 

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