E’ una storia potente, quella che voglio raccontarvi oggi. Un po’ lunga, forse, ma che vale la pena di essere raccontata e analizzata, in grado di guarire e rigenerare.
Oggi vorrei parlarvi di una donna (e mi piace porre l’accento anche su questo, perché spesso si tende erroneamente a pensare che il genere femminile non sia portato per atti eroici) che ha trascorso ben 738 giorni su una sequoia di nome Luna senza mai toccare terra, con l’intento di voler salvare un’intera foresta dalla distruzione.
Sto parlando di Julia Butterfly Hill, che con amore e dedizione ha deciso di essere il cambiamento. La sua esperienza si è dimostrata preziosa e in molti ne hanno tratto esempio e ispirazione, perché Julia ha rappresentato proprio questo, con la sua occupazione di Luna: un’eroina atipica in grado di smuovere le coscienze senza usare la violenza, ma essendo semplicemente d’esempio per l’umanità.
Come accade a molti, Julia sfiorò la morte, prima di trovare il proprio “posto nel mondo”. In seguito a un incidente che la costrinse all’immobilità per lungo tempo, decise di voler partire, sentendo un forte richiamo da parte della Vita, talmente potente da seguirlo e abbandonarsi completamente a esso. I suoi passi la portarono a incontrare gli attivisti di Earth Firts! e a decidere di salire su una sequoia, Luna, per aiutare il movimento ambientalista che voleva proteggerla dalla deforestazione.
Julia non conosceva il proprio destino, né si interrogava su quello che l’avrebbe aspettata: seguì il bandolo di una matassa immersa nella nebbia e decise solo in seguito di voler proteggere ciò in cui credeva. Portò fino in fondo la sua convinzione, sfidando le intemperie a cinquanta metri di altezza, la solitudine che a tratti la rendeva vulnerabile, ma anche e soprattutto le ambizioni di uomini pronti a tutto pur di ottenere denaro dalla foresta in cui abitava Luna.
Era il 10 dicembre del 1997 quando Julia, all’età di 23 anni, si arrampicò su Luna per scendervi solo nel 1999. Due anni duri, sofferti, ma anche colmi di amore, quello per Madre Natura e per tutti i suoi meravigliosi esseri viventi.
Sono state diverse le cose che mi hanno colpito della sua esperienza su Luna, tutte estremamente importanti.
Per fare il cambiamento, bisogna prima di tutto esserlo.
Crediamo spesso – erroneamente – di dover fare, di dover agire in un determinato modo per apportare un cambiamento nel mondo. Ci struggiamo in quel fare, ci consumiamo in esso, senza renderci conto che ci sarebbe qualcosa di molto più semplice per arrivare a un risultato migliore e in tempo più breve, forse: l’essere. Non sono le nostre azioni a determinare chi siamo, ma la nostra vera essenza. Julia ha sì occupato una sequoia, agendo, ma è stato il suo atteggiamento a smuovere le coscienze altrui, non il suo agire.
“La verità è che qualsiasi scelta noi facciamo cambia il nostro mondo e fa parte dell’eredità che lasciamo. Magari non conosciamo quale impatto ci sarà, ma un impatto c’è sempre. Sempre. Invece di chiederci se una sola persona può fare la differenza, dovremmo riconoscere che ciascuno di noi fa la differenza. Dopodiché dovremmo domandarci: Quale tipo di differenza voglio fare con la vita che ho in regalo?. Trovata una risposta a questa domanda, possiamo iniziare a vivere cercando di rispettarla il più possibile.” (Julia Butterfly Hill)
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (cit. Dante Alighieri)
Questo è un punto fondamentale sul quale vorrei porre l’accento. Fin dall’inizio della sua avventura su Luna, è stato l’Amore a guidare Julia, non l’odio. Non odiava i taglialegna, né le multinazionali. Né ha odiato chi non l’ha sostenuta, chi l’ha criticata duramente per il suo operato. Non ha odiato gli elicotteri che hanno rischiato di ucciderla e spaventarla con le raffiche di vento a 300 km/h che rischiavano di scaraventarla a terra, né chi per giorni ha bloccato i rifornimenti che le sarebbero serviti per la sopravvivenza. Lei ha AMATO. Conosceva il valore dell’Amore e, anche se la paura le attanagliava spesso le viscere, ha sempre cercato di considerare quelli che erano i suoi nemici come individui con un proprio vissuto. Vi si rapportava con rispetto e amore, mai con violenza, nonostante le parole di disgusto che le rivolgevano, le minacce e le ingiustizie. Julia non era CONTRO i taglialegna, CONTRO le multinazionali, ma PRO foresta, PRO Natura. Ecco perché la sua battaglia è stata vincente. Ecco dov’è la vera rivoluzione.
“E’ comprensibile che siamo arrabbiati per ciò che sta succedendo nel mondo. Invece di usare il nostro potenziale positivo, causiamo così tanti danni alla terra e agli animali, gli uni agli altri, alle generazioni future… E questi danni creano dolore e rabbia. Quando ero lassù, mi sono resa conto che le azioni che partono dal dolore e dalla rabbia possono cambiare qualcosa sul momento, ma i cambiamenti non saranno duraturi, mentre l’amore e l’azione ci danno l’opportunità di fare i cambiamenti duraturi di cui abbiamo profondamente bisogno.” (Julia Butterfly Hill)
La potenza dell’intento.
Quando si vuole con forza una cosa e si crede fermamente in ciò che si vuole raggiungere, alla fine si ottiene e questo Julia lo ha dimostrato. Non serve sperare, non bisogna aspettare: si deve VOLERE, CREDERE e non arrendersi. Non abbandonare un intento significa dargli potere e potenziare al contempo noi stessi. Se una cosa non si ottiene, è perché non ci si è creduto abbastanza e i dubbi sono stati più forti delle certezze che avevamo della riuscita. Dopo due anni, Julia è riuscita a ottenere la salvezza per Luna e le piante circostanti, preservando un ecosistema dalla distruzione perpetrata fino ad allora da una multinazionale. Non stiamo parlando, quindi, di una piccola azienda di provincia, ma di un colosso del legname. Ci voleva un miracolo per far desistere Campbell, proprietario della Pacific Lumber Company, dal continuare a tagliare una foresta millenaria. Con il suo intento, Julia ha permesso a quel miracolo di diventare realtà.
L’immensa potenza dell’essere umano
Siamo esseri ben più grandi di quanto immaginiamo, ben più forti dei limiti che ci auto-imponiamo. Julia, senza alcun allenamento preliminare, è riuscita a vivere su una sequoia affrontando gli inverni rigidi, le tempeste di vento e di pioggia, le estati calde e umide e senza alcun comfort. Non solo. Dopo poco tempo dalla sua prima scalata del tronco, ha abbandonato le scarpe, che non le permettevano una presa salda e sicura sulla corteccia e la allontanavano dall’energia della pianta che era diventata per lei come una madre. Si arrampicava a mani e piedi nudi, su, fino alla cima dell’albero, a più di 70 metri di altezza. E lassù riusciva persino a ballare dalla vita in su, reggendosi sulle gambe. Il suo corpo ha iniziato a modificarsi, a rispondere al nuovo ambiente nel quale lo aveva introdotto.
“Avevo vissuto così a lungo su Luna, che a fatica riuscivo a immaginare di vivere in un altro posto. La pianta era parte di me, o io di lei. Sulla parte esterna dei miei piedi si era sviluppato un muscolo nuovo e robusto, perché mi ero abituata a stringerli e ad avvinghiarli ai rami mentre mi arrampicavo. Anche le mani erano diventate più muscolose, i segni del tempo sulla pelle mi ricordavano i disegni a spirale di Luna. Le dita erano macchiate di marrone dalla corteccia e di verde dai licheni. Frammenti di Luna erano penetrati sotto le unghie, mentre la linfa, intrisa di corteccia e di muschio, mi macchiava le braccia, le mani e i piedi. Addirittura la gente diceva che avevo un profumo dolce come quello della sequoia.” (Julia Butterfly Hill)
L’essere umano è immenso, siamo solo noi a rendere la nostra macchina biologica fallimentare e piena di acciacchi, quando la nostra vera natura sarebbe tutt’altra.
La forza della preghiera e la fiducia in se stessi e nell’Universo
Le avversità erano all’ordine del giorno, su quella piccola piattaforma sospesa a 54 metri di altezza che era diventata la casa di Julia. I momenti di sconforto ci sono stati e molte volte ha pensato di abbandonare la causa e scendere, concedersi il lusso di una doccia, e ogni volta si affidava alla preghiera, all’Universo con il quale aveva imparato a comunicare in modo più sottile, da quando aveva iniziato la sua occupazione su Luna. E l’Universo rispondeva alle sue preghiere sentite e potenti, inviandole segni e incoraggiamenti a non desistere, a continuare con fiducia su quella strada. Abbiamo perso questa Fede, quella nel nostro Sé Superiore che tutto vede e tutto sa, ma se tornassimo ad affidarci all’intuito, mettendoci in ascolto, scopriremmo di poter sciogliere le situazioni spinose e le difficoltà delle nostre vite con una sola arma: la fiducia.
Le azioni che compiamo possono ispirare altri in mille modi differenti.
Tendiamo a sminuire l’impatto dei nostri pensieri, delle nostre azioni e del nostro sentire sul mondo circostante. Siamo soliti pensare che quello che facciamo sia solo una goccia in mezzo a un oceano, ma come ho già detto altre volte non possiamo sapere in che modo risuonerà nell’Universo ciò che facciamo. Quel che è certo è che una risposta, dall’altra parte, c’è sempre. Non possiamo avere la presunzione di conoscere in anticipo come una nostra azione agirà: possiamo solo compierla, certi che un cambiamento avverrà e sarà possibile. Con la sua occupazione di Luna, Julia ha ispirato molti a cambiare stile di vita, abitudini e pensieri. In molti le hanno scritto di aver trovato, grazie alla sua esperienza, la forza per guarire da una malattia, di abbandonare persone e abitudini dannose per la propria salute… Eppure Julia, quando era su Luna, non ha parlato di malattia, né di relazioni pericolose. Essere d’ispirazione per gli altri significa risvegliare la divinità presente in ciascuno di noi, scuotere le fondamenta della vita altrui e accompagnarla verso un cambiamento.
Oggi Julia è una life coach e continua a impegnarsi dal punto di vista ambientale, sostiene le azioni per la tutela delle foreste, i movimenti per la difesa dei diritti delle donne e dei popoli nativi e i gruppi di comunione spirituale dove sono fortissimi il senso di appartenenza a Madre Terra e il rispetto per tutte le creature viventi.
Con questo mio articolo non voglio invitare agli estremismi, non c’è necessariamente bisogno di occupare una sequoia per 738 giorni. Ognuno di noi è nato con il proprio talento da donare al mondo per aiutarlo a fiorire, spetta a noi il compito di scovarlo tra le pieghe dei nostri pregi e difetti e ispirare al cambiamento.
Concludo lasciandovi la video intervista rilasciata da Julia a Terra Nuova Edizioni, con la quale ha pubblicato anche la sua esperienza autobiografica nel libro “La ragazza sull’albero”.
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