Giugno
Aggiornamento: 9 giu 2022
Giugno è mese di sole e di erbe, di caldo che aumenta divenendo protagonista delle nostre giornate all’aria aperta, ma anche di api, più che mai laboriose e affaccendate. È periodo balsamico di molte piante utili alla guarigione, motivo per cui se ne raccolgono molte durante il mese per preparare unguenti e conserve utili per tutta la stagione e per quelle successive.
Il nome del mese potrebbe avere tre derivazioni: da Iuno – Giunone – oppure da iuniores, i giovani, in contrapposizione a maius dal quale deriverebbe maggio e in quanto mese dei maiores, gli anziani; o infine da Iunius Brutus, primo console romano divenuto tale alle Calende di giugno, dopo aver cacciato da Roma un tiranno. L’ipotesi più accreditata sarebbe la prima, che vede protagonista Giunone. Alla dea, infatti, erano consacrati i matrimoni, che per i Romani, come abbiamo visto, erano proibiti nel mese di maggio (per approfondire, leggi l’articolo “Maggio“) e favoriti a giugno. In origine, Giunone – Era per i Greci – era la dea delle donne e della fecondità che presiedeva anche le nozze sacre. Ella celebrava il rinnovamento e la fertilità della natura, in particolare quella del suolo. Solo in epoca patriarcale divenne la dea bisbetica, gelosa e vendicativa che abbiamo imparato a conoscere. È verosimile, dunque, che giugno le fosse dedicato, poiché esso è compreso in una mese lunare dedicato ancora una volta al corpo femminile e alla terra gravida, come vedremo a breve.
Giunone, circa 380 a.C. Fonte immagine: Wikipedia.
Giugno è legato al numero sei, simbolo della perfezione del Creato. Per la religione cristiana, esso fu portato a termine in sei giorni. Il sei misura lo spazio visibile perché è caratterizzato dai quattro punti cardinali e da zenit e nadir. A questo simbolismo si ispira anche la stella a sei punte, composta da due triangoli, conosciuta come Stella di David: raffigura l’armonia cosmica e l’equilibrio e, nell’induismo primitivo, rappresentava l’unione del triangolo di Vishnu creatore e il triangolo di Shiva distruttore. La stella a sei punte, il Sigillo di Salomone, nella nostra tradizione occidentale è simbolo della polarità esistente tra spirito e materia, Dio e cosmo, spazio e tempo.
Questo mese era chiamato dai nativi americani Luna dell’Oca che non vola, Luna delle Pesche o Luna del Salmone. È periodo di lumache, simboli di vita allo stato aurorale, e di farfalle, regine di trasformazioni che sono la più bella rappresentazione della rinascita a nuova vita.
Secondo il calendario arboricolo celtico Ogham, il mese che andava dal 10 giugno al 7 luglio era dedicato alla Quercia, emblema della forza e della regalità, nonché albero sacro per eccellenza. Simboleggia l’anima e la saggezza ed è permeata dall’energia della conoscenza, la quale veniva assorbita dai Druidi. Questa casta sacerdotale deve il proprio nome alla Quercia, da cui deriva etimologicamente. Questo albero era sacro a Dagda, il “dio buono” della tradizione celtica, legato alla fertilità e all’abbondanza, ma anche alla sovranità. Per tutte le caratteristiche attribuitele nei secoli, la Quercia rappresenta le prove iniziatiche da superare per la trasformazione alchemica.

Il primo giorno del mese era dedicato nell’antica Roma alla dea Carna, conosciuta per essere stata in principio una ninfa che teneva in alta considerazione la propria verginità[1]. Protettrice degli infanti, se invocata Carna li difendeva dalle forze del male. Divenne la protettrice degli organi interni, soprattutto di quelli dei bambini, ed era colei che assicurava il benessere fisico degli uomini. Carna, tuttavia, era anche guardiana della soglie, domestiche e non: non un caso, dunque, che feste in suo onore si celebrassero a giugno, nel varco tra una metà e l’altra dell’anno, poiché in questo mese si colloca il Solstizio d’Estate. Ci troviamo sulla soglia di un passaggio di stagione, al giro di boa dell’anno corrente. In particolare, nel giorno a lei consacrato si festeggiavano le Calende delle fave: alla divinità si offriva una farinata di questi legumi, che veniva consumata in ambito rituale con un pasto sacro. Interessante notare che, nonostante il periodo estivo ponga l’accento sulla vita, le fave siano state considerate nell’antichità cibo dei defunti, segno, questo, che nella vita sono già presenti i semi della morte, così come in quest’ultima si trovano i germogli della vita.